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Tecnologo delle produzioni arredamenti in legno

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Progetti Interdisciplinari Orientarsi

Progetti Interdisciplinari Orientarsi

1.       PROGETTO  “QUADRICICLO A MOTORE  BI-MOTO

2.       PROGETTO “IL PISTONE PORTACHIAVI/FERMACARTE”

3.       PROGETTO “IMPIANTO ELETTRICO CON CHIAVE INTELLIGENTE”

Ognuno di questi progetti è stato portato avanti durante le ore di lezione dagli alunni del corso OrientarSI-PraticaMente (e dai docenti dei rispettivi moduli) con l’obiettivo di apprendere nozioni tecniche attraverso la loro diretta messa in pratica all’interno dei laboratori e con la realizzazione di un manufatto finale che potesse dimostrare concretamente le conoscenze e le competenze apprese oltre che le capacità impiegate. Sono stati coinvolti tutti i moduli che prevedevano ore di laboratorio:  Officina meccanica, formatore Elleri Stefano; Autoriparazione, formatore Luigi Tioli; Informatica, formatore Luca Cavallari; Impiantistica elettrica, formatore Giorgio Severi. Durante le ore di cultura (formatore Giovanni Soscara) si è invece lavorato in senso più trasversale per contribuire allo sviluppo di competenze linguistiche in modo da poter riuscire a descrivere meglio quanto realizzato.

1 – PROGETTO QUADRICICLO A MOTORE “BI-MOTO”

Questo progetto ha l’obiettivo di essere un vero e proprio prototipo, una “prova di stile”, un mezzo su cui anche in futuro lavorare per apportare migliorie e nuove idee. Quindi un lavoro anche in prospettiva per futuri corsi.

Di seguito un elenco di tutte la fasi ed i passaggi della intera attività:

·         Acquisto di due scooter dallo sfasciacarrozze, in buone condizioni e semi-funzionanti; stesso modello di scooter (Honda Phanteon) e motori di cilindrata 150cc;

·         Smontaggio delle carene, delle batterie, dei serbatoi  e delle altre parti amovibili;

·         Smontaggio, revisione e rimontaggio dei rispettivi motori a scoppio in modo da renderli funzionanti;

·         Verifica del funzionamento di tutte le altre parti degli scooter (trasmissione, impianto frenante, impianto elettrico, ecc.);

·         Prova su strada del corretto funzionamento degli scooter;

·         Unione dei due scooter in più fasi:

o    Saldatura (tramite saldatrice ad elettrodo) di nuovi tralicci tubolari di acciaio come sostegno, opportunamente tagliati e lavorati, al fine di unire i due telai creando un unico telaio portante;

o    Unione dello sterzo in modo da sterzare entrambe le ruote anteriori con il solo movimento di uno dei due manubri;

o    Spostamento degli impianti di raffreddamento di entrambe i motori che, pur rimanendo separati, non potevano più restare nella stessa posizione a causa delle modifiche al sistema sterzante;

o    Unione degli impianti frenanti in modo tale da agire su tutte e quattro le ruote azionando solo le due leve poste sul manubrio principale di guida;

o    Allo stesso modo è stato unito anche l’impianto di accelerazione; una unica manopola di accelerazione dà il comando di accelerare ad entrambe i motori;

o    Unione degli impianti elettrici, andando quindi ad intervenire sulle luci anteriori e posteriori, sulle luci del freno ed infine sulle frecce in modo da far funzionare solo quelle esterne e non quelle interne (cioè escludendo quelle poste nei due lati che abbiamo unito); tutto ciò azionabile da una pulsantiera unica;

·         Modifica ed adattamento di alcune parti delle carene alla nuova configurazione meccanica del veicolo;

·         Apposizione di una protezione centrale di alluminio per le parti meccaniche in vista poste tra i due scooter;

·         Verniciatura delle carene, previa carteggiatura delle superfici, e di altre parti metalliche in vista;

·         Rimontaggio delle carene e delle altre parti precedentemente rimosse;

·         Pulizia e lucidatura finale.

RISULTATO: un quadriciclo a motore che, diversamente dai normali quadricicli è spinto da due motori.

Per questo progetto interdisciplinare sono state utilizzate ore dei moduli di insegnamento di:

-          Autoriparazione (in prevalenza) per la maggior parte delle attività sopra descritte;

-          Impiantistica elettrica, per l’unione dei due sistemi elettrici;

-          Officina meccanica, per la saldatura dei tralicci del telaio;

-          Informatica, per l’elaborazione testuale del progetto e la sua descrizione finale.

2 – PROGETTO PISTONE PORTACHIAVI/FERMACARTE

Questo progetto vede coinvolti esclusivamente i moduli di Officina meccanica ed Informatica. Il primo per l’effettuazione delle lavorazioni vere e proprie sui pezzi ed il secondo per l’utilizzo del programma CAD 2D che è servito ad effettuare i disegni tecnici dei vari pezzi metallici necessari per la realizzazione degli stessi.

 

Il punto di partenza sono stati tre parallelepipedi di acciaio di dimensioni differenti che, opportunamente lavorati sarebbero poi diventati i tre pezzi fondamentali dell’oggetto finale: la biella, la testa del pistone ed il perno d’unione.

La biella è stata lavorata alla fresa mentre la testa del pistone è stata lavorata prevalentemente al tornio per la sua forma circolare; stessa cosa vale per il perno d’unione. Sia sulla biella che sulla testa del pistone sono infine stati effettuati dei fori tramite l’uso del trapano a colonna.

Un altro strumento fondamentale per tutte queste lavorazioni, fidato compagno di ogni lavoro alle macchine utensili, è stato il calibro (manuale) fondamentale per effettuare le misure di precisione al decimo di millimetro.

Di volta in volta che le lavorazioni venivano effettuate, i pezzi erano poi levigati e lucidati tramite le cosiddette pratiche di “aggiustaggio meccanico” (nello specifico le attività di limatura e raschiettatura) per perfezionare ulteriormente i risultati ottenuti alle macchine.

Ogni pezzo era stato anche originariamente punzonato con il numero corrispondente ad ogni proprietario (alunno) in modo da poter essere riconosciuto ogni volta che i pezzi venivano sistemati nello scaffale al termine di ogni lavorazione per poi essere ripresi alla lezione successiva.

Il connubio di tutti questi strumenti e di queste metodologie di lavorazione del metallo ha infine portato alla vera e propria costruzione di un manufatto finale che ha la forma di un vero e proprio pistone con testa snodata, unito alla biella tramite un perno.

 

Consideriamo questo progetto un importante primo approccio (che va ben oltre la semplice “infarinatura”) all’uso delle macchine utensili tale da permettere già un discreto livello di padronanza dello strumento, per quanto lo sviluppo di competenza necessiti di elevata pratica oltre che di approfondimento di conoscenze.

3 – PROGETTO IMPIANTO ELETTRICO CON CHIAVE “INTELLIGENTE”

Il modulo di “Impiantistica elettrica” prevedeva solamente 20 ore di lezione, equivalente quindi ad un 5% rispetto al monteore complessivo. Con tale quantità di tempo a disposizione non era neanche facile riuscire a pensare ad un, seppur piccolo, progetto interdisciplinare. Grazie al docente del corso, il dubbio è stato facilmente risolto attraverso una interessante proposta.

L’idea è stata quella di “svestire” uno scooter (recuperato dal demolitore), non più funzionante, del proprio impianto elettrico e “trasportarlo” in toto su di un apposito piedistallo in metallo costruito per l’occasione. Ciò significava non “inventare” nulla di nuovo bensì comportava un importante esercizio di smontaggio delle parti dai supporti originari e ri-assemblaggio sul “manichino”. Il tutto avrebbe quindi permesso la conoscenza dei vari componenti elettrici trattati.

Dallo scooter sono state smontate tutte le parti, carene comprese, su cui erano fissati i componenti elettrici, compresi fanali e frecce; sono stati inclusi persino il clacson ed il motorino di avviamento fino ad arrivare infine al sistema di alimentazione elettrica, ossia la batteria. In corso d’opera è subentrata una ulteriore idea da parte del docente il quale, grazie al contributo dei ragazzi, ha costruito persino un sistema (non presente sullo scooter originario) di accensione e spegnimento dell’intero impianto attraverso una chiave molto originale che è stata battezzata dalla classe “chiave intelligente”.

Mi spiego meglio: l’impianto non si accende e spegne con una normale chiave come sullo scooter originale perché ciò avrebbe comportato anche lo smontaggio di alcune parti meccaniche come il blocchetto di avviamento posizionato sullo sterzo. Sarebbe banalmente bastato un normalissimo interruttore “on/off” ma l’idea è stata proprio quella di sostituirlo con un piccolo sistema magnetico che riconosce un impulso (magnetico) per attivare o disattivare il circuito. Nel nostro caso la chiave era costituita da una “banale” per quanto “intelligente” calamita che permetteva quindi di accendere e/o spegnere l’impianto dello scooter.

Il risultato è quindi quello di un piccolo approccio pratico all’impiantistica elettrica legata al mondo dell’automobile ed una interessante “infarinata” rispetto al mondo dei sistemi elettrici.

Il Coordinatore del corso, Dott. Alberto Mazzotti

Psicologo – Psicoterapeuta - Orientatore

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